Cosa sono
I disturbi alimentari sono caratterizzati da comportamenti inerenti l’alimentazione che portano a un consumo o assorbimento di cibo alterati al punto da compromettere significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale dell’individuo.
I disturbi alimentari colpiscono soprattutto la popolazione femminile con un rapporto 9:1 e questo rapporto si affievolisce nella fase adolescenziale, dove la forbice può restringersi fino a 3:1. L’adolescenza, infatti, risulta essere il periodo della vita con il rischio più alto di sviluppare un disturbo alimentare.
L’età più a rischio per l’insorgenza di un disturbo alimentare è tra i 15 e i 25 anni, nonostante l’esordio sia possibile anche in età infantile.
Molte persone che soffrono di disturbi alimentari hanno un tono dell’umore basso o depresso, soffrono di ansia e vivono intense preoccupazioni riguardo al proprio peso e all’immagine corporea. Spesso i pensieri su questi temi polarizzano totalmente l’attenzione dei soggetti, non lasciando alcuno spazio alla riflessione su eventuali problemi relazionali o bassa autostima.
I sintomi più comuni dei disturbi alimentari (digiuno, abbuffate, vomito auto-indotto, uso e abuso di lassativi) possono aumentare l’insorgenza di:
- malattie del sangue;
- malattie dell’apparato gastrointestinale;
- problemi nell’equilibrio elettrolitico;
- malattie renali;
- malattie dell’apparato cardiovascolare.
Il rischio di suicidio in caso di anoressia nervosa è elevato: 12 su 100.000 per anno.
Il trattamento
In caso di disturbi alimentari è importante che l’intervento psicoterapeutico sia accompagnato da una regolare valutazione delle condizioni fisiche.
In ambito psicoterapeutico, la terapia cognitivo comportamentale è risultata particolarmente indicata per i disturbi alimentari. Il percorso prevede infatti l’uso di diari che consentano di monitorare assunzione di cibo e comportamenti compensatori così come un lavoro sulle emozioni e sui pensieri connessi al cibo, all’aspetto fisico e al peso.
Grazie alla terapia i pazienti imparano ad alimentarsi in modo corretto e a discutere i pensieri disfunzionali che producono emozioni spiacevoli e che conducono all’assunzione incontrollata di cibo, al digiuno, al vomito, all’esagerazione nell’esercizio fisico et c.
In alcuni casi il trattamento della bulimia nervosa può richiedere una terapia di 4-6 mesi, mentre per i casi di anoressia nervosa potrebbero essere necessari 1-2 anni.
L'anoressia nervosa
Le caratteristiche essenziali dell’anoressia nervosa sono tre:
- restrizione persistente delle calorie assunte con conseguenze negative sul peso corporeo (inferiore al minimo normale) in riferimento all’età, al sesso e alla traiettoria di sviluppo della persona;
- intensa paura di diventare grassi o di aumentare di peso;
- significativa alterazione della percezione di sé relativa al peso e alla forma del corpo.
Le persone che soffrono di anoressia nervosa hanno una percezione distorta in merito al proprio peso e alla propria forma del corpo: alcuni si sentono in sovrappeso, altri ammettono di essere magri ma sono convinti che certe parti del corpo come l’addome, i glutei o le cosce siano troppo grasse. La perdita di peso è vista come una conquista e un segno di straordinaria autodisciplina, mentre l’aumento di peso è considerato sinonimo di mancanza di autocontrollo.
Spesso chi soffre di anoressia nervosa non riconosce le gravi implicazioni mediche del proprio stato di malnutrizione, così sono perlopiù i familiari a chiedere aiuto a un clinico.
L’anoressia nervosa può essere distinta in due diverse tipologie:
- TIPO CON RESTRIZIONI
Negli ultimi 3 mesi la persona non ha presentato comportamenti di abbuffate o, al contrario, condotte di eliminazione (per esempio vomito autoindotto). La perdita di peso è perciò ottenuta attraverso una dieta estremamente restrittiva, il digiuno o un’eccessiva attività fisica.
- TIPO CON ABBUFFATE/CONDOTTE DI ELIMINAZIONE
Negli ultimi 3 mesi la persona ha presentato spesso episodi di abbuffate, vomito autoindotto, uso di lassativi e diuretici o enteroclismi (clisteri).
Come si guarisce dall’anoressia nervosa?
L’anoressia nervosa può essere caratterizzata da una disregolazione emotiva e da uno scarso controllo degli impulsi.
Per la creazione di un buon piano terapeutico, quindi, è fondamentale comprenderne sia gli aspetti psicologici che medici, così da ottenere una più completa formulazione biopsicosociale.
La bulimia nervosa
La bulimia nervosa è caratterizzata da ricorrenti episodi di abbuffata. Un episodio prende il nome di “abbuffata” se presenta le seguenti caratteristiche:
- mangiare in un determinato periodo di tempo (per esempio due ore) una quantità di cibo maggiore rispetto a quella mangiata dalla maggior parte delle persone nello stesso arco di tempo;
- sensazione di perdere il controllo durante questi episodi: non riuscire a smettere di mangiare o controllare cosa o quanto si sta mangiando.
Un singolo episodio di abbuffata non deve avvenire necessariamente in un unico contesto: una persona, per esempio, può iniziare ad abbuffarsi al ristorante e continuare una volta tornata a casa, mentre non è da considerarsi un’abbuffata il continuo smangiucchiare piccole quantità di cibo durante la giornata.
Il cibo ingerito nelle abbuffate varia da persona a persona: ciò che accomuna le abbuffate è la quantità di cibo ingerito piuttosto che il desiderio irrefrenabile di un determinato alimento. Tendenzialmente, però, durante un’abbuffata la persona che soffre di bulimia nervosa mangerà cibi che avrebbe altrimenti evitato.
Chi soffre di bulimia nervosa, a seguito dell’abbuffata è solito mettere in atto condotte compensatorie per prevenire l’ aumento di peso come:
- vomito autoindotto;
- uso di lassativi, diuretici o altri farmaci;
- digiuno;
- attività fisica eccessiva.
Per poter fare diagnosi è necessario che le abbuffate siano presenti almeno una volta alla settimana per almeno 3 mesi.
Sintomi della bulimia nervosa
Una caratteristica distintiva dei soggetti affetti da bulimia nervosa è il senso di vergogna che provano rispetto ai propri problemi alimentari, un disagio che porta il soggetto a nascondere i propri sintomi.
Le abbuffate avvengono perciò in solitudine e quanto più segretamente possibile, finiscono soltanto quando la persona si sente piena.
I fattori scatenanti più comuni sono:
- esperienza di un’emozione negativa;
- condizioni interpersonali stressanti;
- restrizione dietetica;
- sentimenti negativi in merito al proprio peso e alla propria forma fisica;
Come si guarisce dalla bulimia?
Come per l’anoressia nervosa, anche nel trattamento della bulimia è essenziale creare un piano terapeutico che tenga in considerazione sia gli aspetti psicologici della patologia che quelli prettamente medici.
Più del 50% delle persone soggette a cure per il disturbo di bulimia nervosa guarisce dai sintomi e risultati positivi permangono anche dopo 5 anni.
Binge eating disorder - BED
Il binge eating è conosciuto anche come disturbo da alimentazione incontrollata.
La patologia è caratterizzata dalle abbuffate (ricorrenti almeno una volta a settimana per tre mesi), ma a differenza della bulimia nervosa il BED non prevede comportamenti compensatori: questo significa che chi soffre di disordine da binge eating non pratica, al termine dell’abbuffata, alcun comportamento che lo aiuti a “liberarsi” del cibo assunto.
Sintomi del BED
Il disturbo da alimentazione incontrollata può essere riconosciuto tramite l’osservazione di almeno tre dei seguenti sintomi:
- mangiare più velocemente del normale
- mangiare grandi quantità di cibo anche in assenza di stimolo (fame)
- mangiare fino a star male
- mangiare da soli e di nascosto (senso di vergogna)
- sentirsi disgustati, depressi o molto in colpa al termine dell’abbuffata.
Come si tratta il binge eating disorder?
Come per le altre patologie psicologiche legate all’alimentazione e alla nutrizione, è essenziale creare un piano terapeutico che tenga in considerazione sia gli aspetti psicologici del disturbo che quelli prettamente medici.
In un quadro caratterizzato dal BED, la terapia cognitivo-comportamentale può individuare le cause del disturbo e supportare il paziente nella riacquisizione di uno stile di vita sano e soddisfacente.