Disturbo da tic
I Tic possono essere fisici o verbali: possiamo assistere a movimenti improvvisi e ripetitivi, oppure a vocalizzazioni (in molti casi associate a un determinato gesto).
I Tic emergono generalmente prima dei diciotto anni, ma la tipologia, la frequenza e la gravità possono variare nel corso del tempo.
Solitamente i Tic aumentano in concomitanza di eventi stressanti e, stranamente, in situazioni di relax. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, infatti, i Tic sembrano diminuire in presenza di attività che richiedano concentrazione.
L’età media in cui i Tic fanno la loro comparsa corrisponde ai 5 anni, ma a quell’età il 40% dei soggetti ha già sviluppato i primi sintomi.
I Tic complessi emergono solitamente più tardi di quelli semplici, così come i Tic vocali seguono generalmente quelli motori.
Il picco dei Tic si registra tra gli 8 i e 12 anni, mentre in età adolescenziale possiamo assistere a una progressiva stabilizzazione.
Se molti Tic possono apparire innocui e quasi trascurabili, nel caso di giovani pazienti affetti da Sindrome di Tourette il disturbo rischia di essere compromettente: i Tic hanno un’intensità e una frequenza tale da impedire la socializzazione e il normale vivere quotidiano, per cui all’approccio cognitivo-comportamentale viene spesso associato un trattamento farmacologico.
Disturbi specifici dell'apprendimento (DSA)
I disturbi specifici dell’apprendimento sono caratterizzati da significative difficoltà nell’acquisizione e nell’utilizzo di lettura, scrittura e calcolo.
Caratteristica peculiare di questa categoria è proprio la “specificità”, ovvero il modo in cui il disturbo interessa in maniera circoscritta un determinato “dominio di abilità” indispensabile per l’apprendimento (lettura, scrittura o calcolo), senza però intaccare in alcun modo il funzionamento intellettivo generale.
Per raggiungere una diagnosi di DSA, quindi, il bambino deve essere risultato negativo a deficit di intelligenza, sensoriali e neurologici, così come devono essere state escluse problematiche ambientali o psicologiche.
Dislessia
Questa declinazione di DSA è caratterizzata dalla difficoltà nel produrre una lettura corretta e fluente. Il bambino dislessico fa fatica a “mettere in ordine” le lettere che compongono le diverse parole, e per questo motivo fatica a interpretare la scrittura nel modo giusto.
Disortografia
La disortografia consiste nella difficoltà a tradurre graficamente (cioè con un simbolo) i suoni che compongono le parole. Il disturbo non consente al bambino di abbinare il suono alla lettera (o al gruppo di lettere) corrispondente, impedendogli di scrivere correttamente.
Disgrafia
Questo disturbo riguarda la componente “grafo-motoria” del bambino, che scrive in modo poco leggibile. La difficoltà comprende sia le lettere dell’alfabeto che i simboli numerici, ed è dovuta a una problematicità nell’automatizzare i gesti necessari a tracciare rapidamente e con semplicità i segni che compongono la nostra lingua.
Discalculia
Il bambino che soffre di questo DSA incontra difficoltà non trascurabili nell’operare con i numeri, e fa molta fatica ad automatizzare le operazioni grafiche e mentali nei compiti di calcolo.
I diversi DSA, pur essendo fortemente distinti tra loro, possono spesso comparire insieme. Questo significa che lo stesso bambino, ad esempio, potrebbe presentare contemporaneamente le difficoltà legate alla dislessia e alla disgrafia.
La diagnosi dei DSA viene ottenuta a seguito di test specifici, concentrati sulla verifica dello stato di apprendimento e sulla valutazione del funzionamento cognitivo, neuropsicologico ed emotivo.
Per limitare il più possibile le ricadute negative a livello psicoemotivo causate dai DSA e per risolvere rapidamente il problema si raccomanda di rivolgersi tempestivamente a uno specialista dedicato, così da evitare il consolidamento degli errori e sfruttare la fase evolutiva del bambino a vantaggio dell’apprendimento.
Come Intervenire?
Per limitare i disagi dovuti ai DSA è necessario rivolgersi a operatori specializzati capaci di proporre programmi mirati e impostare un clima emotivo-relazionale positivo.
Molto spesso i bambini con DSA mostrano una grande sofferenza psicologica dovuta a mancanza di autostima, senso di colpa o frustrazione nell’apprendimento.
Fortunatamente, il trattamento riabilitativo si è rivelato estremamente efficace, e a seguito della terapia i bambini possono riconquistare una buona stima di sé e una maggiore partecipazione alle dinamiche del gruppo-classe.
Deficit di Attenzione/Iperattività (DDAI/AHDH)
Il DDAI è uno dei disturbi neurocomportamentali più comuni e si manifesta solitamente nella prima infanzia.
I sintomi possono essere ricondotti a due categorie: segnali di un livello di disattenzione più alto della media e comparsa di comportamenti caratterizzati da iperattività e impulsività.
Ecco i sintomi più comuni del Deficit di Attenzione/Iperattività:
- difficoltà a seguire istruzioni (anche semplici)
- difficoltà a mantenere la concentrazione (distrazioni frequenti e involontarie)
- frequenza di errori nei compiti scolastici
- difficoltà nel gestire i propri oggetti (che vengono spesso persi o dimenticati)
- difficoltà nel gestire il tempo a disposizione per una data attività
- difficoltà a gestire le proprie emozioni (es. reazioni classificabili come eccessive)
Con il termine “iperattività” facciamo riferimento a un’attività motoria eccessiva, spesso manifestata in situazioni non appropriate (agitarsi sulla sedia, abbandonare il banco, preferire giochi caotici e chiassosi). Il movimento continuo si accompagna spesso a una grande loquacità, per cui si avrà l’impressione che il bambino “non stia mai fermo/zitto”.
Con “impulsività”, invece, ci riferiamo alla tendenza a compiere azioni in maniera avventata, spesso senza “averci pensato”, ovvero senza aver valutato correttamente effetti collaterali come rischi e pericoli. Esempi di impulsività nella vita quotidiana possono essere le continue interruzioni durante una conversazione, la tendenza a fornire risposte prima che l’interlocutore abbia terminato di porre la domanda e l’abitudine di prendere decisioni imprudenti.
La terapia più diffusa per il DDAI è di tipo multimodale, cioè si compone di una combinazione di interventi: quello psicoeducativo, quello psicoterapeutico (meglio se con approccio cognitivo-comportamentale) e quello farmacologico (somministrazione di stimolanti). Alla terapia si accompagna solitamente un intervento di Parent Training e Teacher Training che metta gli adulti nella condizione di interagire con il giovane paziente nel modo più efficace e positivo possibile.